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Vita di Galileo - 1962-63

autore: Bertolt Brecht
traduzione: Emilio Castellani
regia: Giorgio Strehler
scene: Luciano Damiani
costumi: Luciano Damiani
musiche: Hanns Eisler
maschere: Donato Sartori
    


Perché Vita di Galileo 1963

Note di regia di Vita di Galileo di Bertolt Brecht dal Programma di sala

L’allestimento di "Vita di Galileo" costituisce il coronamento del discorso che il Piccolo Teatro va conducendo da ormai sette anni sull’opera di Bertolt Brecht.

Dicendo coronamento non si intende dire conclusione, e dare cioè per esaurita la serie dei drammi di Brecht che esigono di essere conosciuti e proposti nella realtà del palcoscenico; si intende bensì far riferimento al posto di preminenza che "Vita di Galileo" occupa nel quadro della produzione brechtiana, sia da un punto di vista stilistico e formale – poiché in esso vi è come il compendio degli atteggiamenti stilistici che Brecht assunse nelle altre sue opere, superati e fusi qui in un equilibrio nuovo, in un tutto più complesso se non più compiuto – sia da un punto di vista contenutistico e ideologico, poiché vi si affronta forse il tema di maggiore e più vitale importanza che la problematica del nostro momento storico possa proporci.

Fu nel 1954 che Salvatore Quasimodo, dalla sua poltrona di critico teatrale, invitò il Piccolo Teatro ad affrontare l’opera drammatica di Bertolt Brecht, a quel tempo ancora scarsamente – e per lo più indirettamente – nota in Italia. Per la verità, il nome di Brecht figurava sul cartellone del Piccolo già nel lontano 1950, con "Madre Coraggio", a testimonianza di un interesse che nasce con la nascita stessa del nostro teatro.

Ma solo nel 1956 si ritenne possibile affrontare le molte difficoltà – di ordine estetico ma anche d’ordine pratico – che un discorso seriamente condotto su Brecht veniva ad aprire. Ed il discorso – che si aprì com’è noto con "L’opera da tre soldi" – costituì non solo un’esemplificazione delle fasi più tipiche dell’evoluzione brechtiana, ma anche un’esplorazione degli "stili particolari" attraverso i quali quell’evoluzione era avvenuta.

Così, dopo la post-espressionistica "Opera da tre soldi", "L’anima buona di Se-zuan" (1958) testimoniò della fase epica della maturità brechtiana, lo "Schweyk nella seconda guerra mondiale" (1961) esemplificò il tentativo di superamento dello stile epico in una formulazione epico-popolare più libera ed aperta, e "L’eccezione e la regola" (1962) riandò infine alla fase più rigorosamente epica e didascalica, che aveva rappresentato – negli anni intorno al 1930 – l’applicazione più conseguente ed intransigente del nuovo linguaggio.

Solo come coronamento di questa sistematica esplorazione, solo dopo l’esperimento di tutti gli strumenti, è oggi possibile affrontare il difficile capitolo di "Vita di Galileo" che, come già abbiamo detto, non si esaurisce in nessuno degli atteggiamenti stilistici particolari dell’evoluzione brechtiana, bensì tutti li comprende in una sintesi di epico, di didascalico, di popolare, superandoli in un nuovo ed in sé perfetto equilibrio stilistico.

Ma – sotto un altro profilo – l’allestimento di "Vita di Galileo" costituisce il coronamento di un discorso sui problemi che il presente momento storico apre all’uomo. Questo discorso comprende naturalmente non solo le quattro opere di Brecht cui già abbiamo accennato, ma tutte quelle opere che – nell’allestimento del Piccolo Teatro – costituiscono il nostro più preciso e palese contributo alla chiarificazione del nostro tempo, in quelli che sono i suoi problemi, i suoi pericoli, le sue responsabilità, le sue fondate speranze.

Anche sotto questo profilo dunque, la messa a fuoco di questa varia e complessa tematica – che si svolge attraverso opere diversissime quali il "Coriolano" e "L’egoista", "La visita della vecchia signora" e il "Ricordo di due lunedì" – non può che trovare il suo momento di maggior rilievo nella "Vita di Galileo", che affronta – nel problema del potere della scienza e dunque delle sue responsabilità e dei suoi fini – il problema di maggior urgenza e più gravide di conseguenze estreme che sia oggi possibile porre.

 

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